L’Italia è un paese straordinario.

Riusciamo a creare cose nuove, meravigliose, riusciamo ad essere sempre un passo avanti nel pensiero, nella cultura, nella produzione.

Peccato che tutta questa intelligenza venga troppo spesso usata solo per tirare a campare, o per interessi di parte. Ma forse fa parte della nostra storia anche questo vivere con le pezze al culo.

Menti eccelse da decenni stratificano leggi e regolamenti in un complicato groviglio, funzionale solo ad altre intelligenze, che troveranno il modo di usarlo a loro vantaggio. Un consulente per ogni cosa.

Generiamo bisogni in relazione a ciò che c’è da vendere o comprare: dal nuovo modello di smartphone alla maglietta di un calciatore.

Cambiamo il senso delle soluzioni: se i mezzi economici di contrasto alla povertà sono più alti degli stipendi medi, devono essere abbassati i primi, non alzati i salari.

Da anni, ci stanno fregando con una semantica accorta e perversa: l’inceneritore è diventato un termovalorizzatore. La connotazione morale è passata dal negativo al positivo: come può far male una cosa che valorizza? Per valorizzare un bosco potrei allora farci sopra un centro commerciale. Geniale, no?

Siamo esperti nel creare l’urgenza e contemporaneamente nel dare la colpa agli altri: ce lo chiede l’Europa, ci costringe la crisi, c’è il terrorismo alle porte. Basta tagliare i fondi alla manuenzione ordinaria di qualsiasi cosa per innescare un perfetto conto alla rovescia verso l’urgenza: di riparare, di ricomprare, di ricostruire, di condonare, di assolvere. Di dimenticare.

Siamo maestri nell’inaugurare tre volte lo stesso cantiere, la stessa porta, la stessa galleria.

Siamo maestri nel farci prendere per i fondelli con il sorriso, e nel credere, sempre e comunque, nell’avvento del salvatore di turno.

C’è però il conto da pagare: gli italiani che nel corso della storia hanno generato il DNA culturale con questa straordinaria eccellenza creativa sono tutti morti.

O quasi.

Oggi rischia di sopravvivere, e tramandarsi, solo il gene dell’italiota.

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