Oggi è la festa del papà.

Direi di più: è la festa del babbo adottivo, visto che il santo di cui si parla non è propriamente un padre biologico.

Ma la sfumatura conta poco, essere padre non ha niente a che vedere con la proprietà del seme.

Parliamo di una figura che costituisce la colonna vertebrale di ogni crescita, di ogni autostima.

La ricerca dell’approvazione del padre, nelle nostre prime esperienze, è ciò che più di ogni altra cosa ci dona sicurezza e ci fa comprendere il concetto di esistenza, di potenza.

Il valore autentico del padre non è l’istinto alla sottomissione ma il calore del rifugio, il trampolino dal quale saltare e le braccia nelle quali volare.

Fino all’inizio dell’emancipazione: l’istante in cui comprendiamo tutta l’umanità e la fragilità di questa figura fino ad allora assoluta.

Prima o poi anche i miei figli mi vedranno come sono in realtà: un tizio pieno di debolezze e difetti.

Crescere dei nuovi esseri umani che vorrei onesti, dotati di buonsenso e rispettosi può non essere così semplice ma ci provo volentieri, provando a dare loro l’esempio.

Non ho molto altro.

Poi ci sono i corollari (della serie: questa casa non è un albergo, eccetera).

 

p.s.: grazie di tutto, dei tuoi sforzi e della tua onnipresenza, Grande Aldo!

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