Viviamo sotto assedio costante: c’è l’emergenza inquinamento, l’emergenza terrorismo, l’emergenza corruzione, l’emergenza povertà, l’emergenza energetica.
L’emergenza acqua, l’emergenza violenza sulle donne, l’emergenza terremoto; e come dimenticare l’emergenza migranti?
E l’emergenza zingari? L’emergenza intolleranza, l’emergenza solitudine? L’emergenza caldo, l’emergenza freddo, e (prima o poi arriverà anche quella) l’emergenza tiepido.
Siamo assillati dall’emergenza spread, dall’emergenza baby-gang, ma non sottovalutiamo l’emergenza maltempo, l’emergenza ponti-autostradali, l’emergenza crescita economica e l’emergenza gioco d’azzardo.
Però ci sono anche l’emergenza pirati-della-strada, l’emergenza cambiamenti climatici, l’emergenza abusivismo-edilizio, l’emergenza audience; le emergenze periodiche: influenza, morbillo, meningite, vaccinazioni e non.
Vogliamo dimenticare l’emergenza calciopoli? L’emergenza questione-morale?
Se guardiamo fuori dai nostri confini troviamo: l’emergenza armamenti, l’emergenza guerre-di-peacekeeping, l’emergenza guerre-dimenticate, l’emergenza dazi, l’emergenza gilet gialli, l’emergenza tsunami, l’emergenza siccità e l’emergenza alluvioni, l’emergenza fame e l’emergenza obesità, solo per citarne alcune.
Insomma ognuno ha la sua robusta dose quotidiana di emergenze, twittate, ritwittate, condivise, likate, diffuse, mostrate in diretta facebook, in streaming, in mondovisione immediata.
Ma vivere con una costante ed onnipresente ansia-da-emergenza fa venir meno il concetto stesso di fatto-fuori-dal-normale: tutto diventa quotidiano, si depotenzia e banalizza l’evento negativo, improvviso e, appunto, emergente.
Ci sono due vie d’uscita possibili, fra loro correlate: il panico da perenne incertezza o l’anestesia da saturazione.
E allora cadiamo nel paradosso di annoiarci con le emergenze, scivolando in una sorta di torpore, alla ricerca di un’emergenza più forte con cui scuoterci.
Completamente d’accordo ma intravedo una terza via: la consapevolezza di ogni nostro gesto e di ogni nostra parola, il qui e ora che ci riporta all’aderenza con la vita e, quindi, alla possibilità di modificare la nostra realtá.
Sono un’inguaribile romantica cosi immagino anche che lo spread in questo ambito possa avere una crescita geometrica.
Consapevolezza… fosse facile.