Terzo appuntamento con gli autori: siamo davvero contenti di ospitare Rosella Quattrocchi, collega di professione e di editore.
PP
– – – – –
Ringrazio Paolo per l’ospitalità all’interno del suo sito. Non ci siamo (ancora) mai incontrati, ma abbiamo avuto alcuni scambi epistolari nati dall’aver scoperto che abbiamo in comune un editore e una professione. Anche io, come Paolo, sono assistente sociale. Esercito questa professione da una ventina d’anni, scrivo da molto prima, ma solo negli ultimi dieci anni qualcosa di ciò che ho scritto ha trovato spazio sulla carta stampata e qualche racconto ha raggiunto anche il podio.
Sul versante scrittura la mia più grande soddisfazione al momento è la pubblicazione del mio primo romanzo: “Il cacciatore di orchi”, arrivato sugli scaffali delle librerie e nei digital stores lo scorso febbraio. Un romanzo intriso di servizio sociale…come mai? Provate a immaginare come si sentirebbe un medico se un suo paziente andasse da lui solo in punto di morte e gli dicesse di non esserci andato prima per paura di ciò che il medico avrebbe fatto. O se un imputato si scegliesse un legale solo quando manca una manciata di ore all’inizio del processo e all’avvocato che gli chiede come mai non sia venuto prima, risponde che aveva paura di perdere il processo. Ecco, io mi sono sentita più o meno così quando ho iniziato a svolgere la mia professione, notoriamente chiamata professione d’aiuto, a cui mi ero approcciata col desiderio di lavorare con e per le persone e mi sono accorta che tante persone avevano timore a venire da me. Si va dall’assistente sociale solo se costretti o se non si sa più dove sbattere la testa. Ho sentito quindi il desiderio e il bisogno di far conoscere meglio questa professione e chi la svolge. Far toccare con mano le motivazioni, la passione, la grande volontà di chi lavora nel sociale, consapevole che la ricchezza e la varietà di storie che incontra siano racconti coinvolgenti e toccanti, che possono appassionare il lettore. Ci sono riuscita? Mah, tocca a voi dirlo. Anche perché: io l’ho scritto, l’editore “Il Ciliegio” lo ha pubblicato, il distributore lo ha fatto arrivare in libreria e nei digital stores, ma…quanto vivrà dipende solo da quanti lettori incontrerà sul suo cammino. Il romanzo scorre su due binari paralleli: i capitoli dispari raccontano le vicende di Chiara, un’assistente sociale di cui il lettore conoscerà la vita professionale e quella privata e attraverso di lei entrerà nelle storie di vari altri personaggi; i capitoli pari raccontano di Matteo, un bambino che sta diventando ragazzo, sta per iniziare la scuola media e vive questo cambiamento con preoccupazione perché è schiacciato da un segreto che non può e non riesce a raccontare a nessuno. Nemmeno sua madre può diventare la sua confidente perché è una donna segnata dal dolore dell’abbandono e della solitudine e a Matteo sembra che le cose spiacevoli non arrivino alle sue orecchie, ma si fermino prima. Quindi stringe gli occhi sperando che il suo incubo si dissolva e sognando di diventare un poliziotto per avere la pistola e vincere “l’orco”. Le vite di Chiara e Matteo scorrono parallele, fino a quando il bambino non riuscirà più ad aspettare di diventare un “cacciatore di orchi” per ottenere la giustizia che merita, ma il “cacciatore di orchi”, piuttosto, lo incontrerà: metterà la mano nella sua e cammineranno insieme lungo la strada che porterà Matteo a essere libero.
Rosella Quattrocchi – Modena