Quando arrivò a Villa Mazzanti, Marco trovò la macchina di una ditta di onoranze funebri parcheggiata all’ingresso; Alessia era in ufficio e stava compilando assieme all’addetto una serie di documenti.

«Buongiorno dottor Andrade, arrivo subito da lei» gli disse.

«Se intanto vuole dare un’occhiata, qui ci sono gli effetti personali di Ennio» gli disse indicandogli una grossa busta con dentro alcuni oggetti.

Marco la prese e guardò il contenuto: qualche cartella sanitaria, esami di vario tipo, una bustina trasparente con dentro del denaro e alcuni scontrini, carta di identità, la tessera sanitaria con una decina di ricette mediche, un quaderno.

Nel frattempo la direttrice aveva iniziato ad affrontare la parte organizzativa delle dimissioni, che in quel caso corrispondevano a un funerale.

L’impiegato delle pompe funebri, impassibile, faceva quello che nel suo mestiere si rivelava sempre determinante: aspettava, apparentemente privo di pensieri e immobile.

Poi capì che era il suo turno, ed esordì: «Dottore, buongiorno. La stavamo aspettando per parlare di come organizzare l’estrema funzione. Partirei dalla proposta standard Hello darkness: cofano in legno di okumé pettinato, rivestimento interno in raso da cinque o da sette, maniglie in ottone invecchiato.»

Marco restò abbastanza sorpreso di vedersi davanti un dépliant con bare, fiori e candele.

«Se non volete il raso, abbiamo una vasta gamma di tessuti: dal rasatello al damasco, dal broccato al lampasso.»

Marco cercò lo sguardo della direttrice, che guardava altrove.

«Gradite una croce?» gli chiese poi l’addetto.

«Una croce?» rispose Marco sorpreso, pensando di vedersela offrire da un sacchetto, come una caramella. «Esatto: oppure preferisce un angelo? Abbiamo una vasta gamma di immagini sacre: dalla Madonna implorante al Putto piangente, dal santo in lapidazione alla visione celeste antropomorfa.»

Share This