«Siamo fra colleghi, Marco. Diamoci pure del tu» disse l’assessore, appoggiando il telefonino vibrante sulla scrivania.

Il suo sesto senso gli fece drizzare i peli sulla nuca e si sentì come una mosca in volo di collisione con una ragnatela.

Si accomodò sull’altra sedia ed attese.

«Marco, l’assessore Fratellini è stata così gentile da venirci a trovare per sottoporci una situazione delicata, sulla quale ti chiederei sin d’ora di mantenere il più stretto riserbo» esordì Draganic. «Vuoi parlargliene tu, Mariapia?»

L’assessore sospirò e disse: «Si tratta della madre di un nostro caro amico. Ha 79 anni e vive con il marito e una badante. Ci sono dei problemi perché la badante si rifiuta di farle l’insulina prima dei pasti. Il marito è inaffidabile e l’anziana inizia a soffrire di demenza.»

«Un vostro amico?» chiese Marco, cauto.

Draganic scambiò una rapida occhiata con Fratellini, quindi intervenne prontamente.

«Se l’assessore dice che è un amico significa che lei è qui per tutelare gli interessi di un cittadino, Marco.»

«Ah» disse Marco. «Un cittadino.»

«Non ci interessa più di tanto approfondire il loro grado di amicizia, ma direi che sia assolutamente encomiabile che Mariapia si prenda il disturbo di venire qui, di persona, per chiedere aiuto per un nostro concittadino» disse Draganic.

E, visto che c’era, il direttore arrotondò con una discreta leccata: «Non lo fanno tutti gli assessori, ti garantisco, Marco. Questo dimostra ancora una volta che la buona politica esiste ancora, e che per fortuna ci sono ancora amministratori che sanno fare bene il loro lavoro.»

«Grazie, Luigi» incassò l’assessore, ben felice che qualcuno completasse i pensieri al posto suo e intimamente convinta di meritare davvero quei complimenti.

Da navigata esponente di una vecchia politica sapeva bene che le cose compromettenti dette da altri consentono la vantaggiosa posizione di restare a guardare l’evoluzione di scenari favorevoli, con le mani intonse e la verginità delle ingerenze sempre illibata.

Share This